Il suo nome deriva dal greco antico e si riferisce all’arte di modellare. Ma ha una storia decisamente più recente: la plastica nasce a cavallo tra la fine del XIX e l’inizio del XX secolo, quando gli scienziati iniziano a studiare le proprietà dei materiali e a svilupparne di nuovi, ottenuti inizialmente dalla cellulosa. La vera rivoluzione però è di circa un secolo fa, quando il chimico tedesco Hermann Staudinger (che sarà insignito del premio Nobel tre decenni dopo), riesce nella polimerizzazione, ossia nel costruire catene di molecole complesse, che si ripetono identiche, a partire da unità più semplici. Inizia l’era della plastica, anche se sarebbe più corretto dire delle plastiche.
I materiali, infatti, sono molti e diversi, e si adattano per moltissimi scopi: dalla produzione di oggetti d’uso quotidiano fino a imballaggi e involucri protettivi. Da vent’anni a questa parte le plastiche sono state spesso sotto accusa come causa di inquinamento, soprattutto di mari e fiumi: in realtà, oggi, la maggior parte di esse è riciclabile, e dunque, semmai, il problema è una carenza nella gestione del corretto recupero dei materiali giunti al termine della loro vita, di attenzione dei consumatori, e l’assenza – in molti paesi – di una filiera sostenibile che garantisca la circolarità della produzione.
Una “pausa” collettiva da queste critiche la si è avuta nel 2020 durante il Covid. In quei mesi ci si è accorti di come la plastica contribuisca in modo essenziale a preservare l’integrità dei prodotti e garantisca quotidianamente la sicurezza alimentare da contaminazioni esterne, oltre che riportare le informazioni utili relative al prodotto che contiene: una rivincita del materiale, che è ancora fondamentale per la food industryma non solo.
La frontiera delle bioplastiche
Nell’ultimo secolo, inoltre, la ricerca e l’industria hanno fatto passi da gigante verso una maggiore sostenibilità del settore. Basti pensare che: nel 1990 la Novamont, azienda leader italiana, iniziava la produzione di Mater-Bi, una gamma di plastiche biodegradabili e compostabili, in tutto o in parte di origine bio, a sempre più crescente contenuto rinnovabile ottenute dall’amido adatte a varie applicazioni.
Il materiale è stato un vero punto di svolta per il settore, rappresentando una pietra miliare per le bioplastiche.
Nel 2023 Novamont è stata acquisita da Versalis, la società chimica di Eni, impegnata nella trasformazione delle produzioni della chimica di base e intermedi, e delle materie plastiche verso una maggiore circolarità e bio-chimica, con lo scopo di contribuire alla decarbonizzazione. Grazie alla forte sinergia creata, l’azienda del Cane a sei zampe sta rafforzando la presenza sul mercato con prodotti di origine, in tutto o in parte, bio, in diversi settori: dagli imballaggi alimentari alle biocapsule per caffè compostabili, dai sacchetti per il reparto ortofrutta fino alle bioplastiche per l’agricoltura, o all’ erbicida Ager-Bi, un diserbante e fitoregolatore, materiali in tutto o in parte di origine bio, per varie tipologie di coltivazioni. Ager-Bi è a base di acido pelargonico naturalmente presente in natura e si biodegrada in suolo ed in acqua.
Il supporto a filiere strategiche e nuovi prodotti
La diversificazione dei settori industriali e focalizzazione verso filiere strategiche a cui fornire materie prime d’eccellenza è una missione che Versalis continua a perseguire: ad esempio nelle industrie legate alla transizione energetica, con cavi, materiali per il trasporto dell’energia, per l’elettrificazione, per la mobilità più sostenibile e per l’energia da fonti rinnovabili.
Un caso di eccellenza della ricerca di Versalis attraverso la società controllata Finproject, è XL Extralight, un materiale ultraleggero, flessibile e resistente, perfetto per gli usi nella moda (ad esempio nelle calzature) e nel design.
La circolarità: il riciclo meccanico e il riciclo chimico
La circolarità rappresenta una leva strategica fondamentale per una chimica del futuro sempre più sostenibile. Per questo motivo Versalis è impegnata direttamente nello sviluppo di processi complementari di riciclo meccanico e chimico, per valorizzare le plastiche a fine vita e raggiungere tutte le applicazioni sul mercato, integrandosi nella filiera di raccolta a livello nazionale, una tra le più avanzate in Europa.
Sta realizzando a Porto Marghera un polo di riciclo meccanico avanzato di polimeri per consolidare la leadership europea nel riciclo meccanico e raggiungere settori applicativi per i quali i requisiti di maggiore sostenibilità sono essenziali. Inoltre, con il progetto Hoop® ha sviluppato una tecnologia proprietaria di pirolisi per riciclare chimicamente anche i rifiuti plastici misti, oggi non riciclati meccanicamente: è in fase di realizzazione a Mantova il primo impianto dimostrativo da 6mila tonnellate di capacità, che verrà avviato entro la fine del 2024. Hoop® è l’unica tecnologia italiana che si è aggiudicata, a fronte di 239 progetti “large scale” presentati e di 41 vincitori totali, il bando 2023 per l’“EU Innovation Fund”, fondo stanziato dalla Commissione Europea di 3,6 miliardi di euro complessivi, dedicato a tecnologie innovative a ridotta emissione di carbonio.
Se la plastica è ineliminabile dalla vita quotidiana, gli sforzi per raggiungere target sempre più ambiziosi in ottica di sostenibilità stanno permettendo di ottenere importanti risultati. Questi obiettivi sono sostenuti da forti investimenti da parte delle aziende, sia nella ricerca di materiali innovativi di origine biogenica che per avere filiere più virtuose che sostengono l’economia circolare.
a cura di www.ilsole24ore.com